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Caro collega virgola ti scrivo

  • 24
  • 09
  • 2014

Parliamo la stessa lingua? Guida semiseria al comunicato stampa perfetto

Proseguendo nella lettura di uno dei tanti post, che ormai si sprecano, che elenca i punti da rispettare per confezionare il comunicato stampa perfetto, mi diverto a smontare le varie tesi elencate. Un po’ per tedio, un po’ per fare piazza pulita dell’idea che quattro nozioni siano sufficienti per gestire la complessità della professione di addetto stampa. Riprendiamo quindi il discorso lasciato in sospeso con l’ultimo post “La regola aurea del comunicato stampa“. Ah, dimenticavo: il comunicato stampa non è un articolo e avremo modo di approfondire anche questo concetto.
Vediamo le altre regole elencate nel post di cui non vi cito la fonte, perchè si sa, si dice il peccato ma non il peccatore. Per inciso: le regole del post le metto in grassetto, le mie contro-regole in rosso. Così, tanto per distinguere…
  • Inserite commenti. Ma anche no, direi

Il virgolettato (vale a dire la breve dichiarazione del personaggio) va bene, occorre però evitare accuratamente i discorsi retorici che lasciano il tempo che trovano, il famoso fumo che i politici sanno così ben utilizzare e che serve a mascherare il… nulla. Naturalmente, l’amministratore delegato, il direttore o comunque un esponente di spicco dell’organizzazione che vi ha affidato la gestione dell’ufficio stampa vorrà commentare e voi dovrete prevedere un paio di righe per la sua dichiarazione, ma fate in modo che non sia aria fritta, inserite qualche dato o qualche news aggiuntiva che arricchisca di contenuto il comunicato stampa. Poi, si sa, non si può avere tutto nella vita e qualche volta vi toccherà, obtorto collo, inserire aria fritta

  • Formattazione a go-go. Nessuna. Pena per le infrazioni: la squalifica.

Al massimo qualche grassetto per evidenziare termini chiave. Fate in modo di non appesantire gli allegati, se ci sono foto o filmati utilizzate wetransfer (consente di caricare il tutto su server fornendo il link per scaricare comodamente il materiale). In questo modo, soltanto il giornalista che ha veramente necessità di immagini o del video sarà coinvolto nell’operazione di download. Gli altri, invece, si troveranno il testo del comunicato stampa comodamente copia-incollato nel body (corpo) dell’e.mail e, in questo modo, non dovranno neanche perdere il tempo necessario per aprire e salvare sul pc il file allegato. Rigorosamente in “word”, niet pdf. Questo accorgimento è molto gradito al giornalista, ma non perché egli sia un copione incallito che prende i comunicati e paro paro li sbatte sul giornale, certo che no. Ma se, tanto per fare un esempio, nel comunicato c’è un elenco, una serie di dati, una dichiarazione, gli si evita la noia di dover ribattere il tutto. E voi eviterete possibili refusi. A me è successo, per esempio, che una testata, riprendendo l’elenco dei nuovi componenti di un CdA, non abbia inserito il nominativo di un consigliere (per una svista del giornalista). Tuoni, fulmini e saette, non vi sto a raccontare cosa mi è piovuto in testa.

 
  • Logo sì. Logo no.

Per essere sinceri qui le scuole di pensiero sono sostanzialmente due: quella che afferma la necessità di allegare il marchio dell’azienda/organizzazione/associazione; e quella che invece sostiene fermamente la neutralità del comunicato stampa che non è una pubblicità, oltretutto occulta, ma neanche tanto. E qui casca l’asino. Il problema della commistione tra informazione e pubblicità è un argomento serio, tanto serio da costituire un tema centrale dell’attività dell’Ordine dei Giornalisti che sanziona pesantemente i casi in cui viene accertata. Ma è anche materia giuridica, tanto per dire. Intendiamoci, sui giornali si pubblicano quotidianamente notizie riguardanti aziende e realtà “private” ma si tratta, o almeno si dovrebbe trattare, di notizie appunto. Se una grossa azienda assume, o se realizza bilanci in attivo, si tratta di notizie di interesse pubblico poiché incidono sull’economia di un territorio. Spero di essermi spiegata, in caso di dubbi scrivetemi nei commenti sotto il post.

 
  • Inserite le informazioni di contattoça va sans dire.

E’ pur vero che non si deve dare niente per scontato, ma lasciare almeno il numero di telefono diretto (e/o mobile) e un indirizzo e.mail mi sembra davvero il minimo sindacale. Magari inserire anche un nome del referente/incaricato dei rapporti con i media non sarebbe male. Invece, mi permetto di suggerire l’inserimento, a margine del comunicato, di eventuali link per sito, blog e social. Un giornalista che abbia voglia e tempo di approfondire potrà così farsi un’idea più ampia della realtà che gli state comunicando.

 
Il post incriminato termina qui l’elenco delle istruzioni per l’uso. Ma vogliamo dire qualcosa sulla mailing list, il vero e proprio tesoro che l’ufficio stampa custodisce gelosamente e coltiva quotidianamente? Certo che sì, ma in un altro post… 

Ah, dimenticavo: “cari colleghi” è la formula di cortesia utilizzata per inviare i comunicati. Sarà gradita? Faremo un sondaggio…


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